Ashita no Jō (あしたのジョー, Tomorrow's Joe). Regia: Sori Fumihiko. Soggetto:
tratto dal manga di: Takamori Asao (Kajiwara Ikki) e Chiba Tetsuya. Sceneggiatura:
Shinozaki Eriko. Riprese e Fotografia: Hashimoto Keiji. Musica: Kitazato
Reiji, Takahashi Tetsuya. Luci: Ishida Kenji. Effetti Speciali:
Matsuno Tadao. Interpreti: Yamashita Tomohisa, Iseya Yusuke, Karina,
Kagawa Teruyuki, Katsuya, Moro Morooka, Nishida Naomi, Sugimoto Tetta, Baisho
Mitsuko, Tsugawa Masahiko; Produzione: TBS R&C, Oxybot, Sedic
International; Produttori: Hamana Kazuya, Iyoda Idenori, Ohara Masato,
Watanabe Keisuke, Yoshida Koji, Yoshihara Yumiko. Durata:
131’. Uscita nelle sale giapponesi: 11 febbraio 2011.
Link: Sito ufficiale - Trailer (Youtube) - Stefano Locati (Asia Express) - Russel Edwards (Variety) - Maggie Lee (Hollywood Reporter)
PIA: Commenti: 3,5/5 All'uscita delle sale: 73/100
Punteggio ★★
Nella degradata e fatiscente
periferia della Tokyo del dopoguerra vive Yabuki Joe, giovane sbandato
cresciuto per strada e fuggito, anni prima, da un orfanotrofio. Piccoli criminali e delinquenti, oltre alla yakuza, dettano legge in quei
quartieri, dove però vivono anche molte persone volenterose e speranzose di un
futuro migliore.Il vecchio Danpei, ex pugile ormai relegato a una vita da vero e proprio
clochard, dedito all’alcool e privo di ogni fiducia nella vita non sa
che, di lì a breve, imboccherà un percorso di speranza e soddisfazioni. Durante una delle sue tragicomiche apparizioni alla locanda del quartiereper poter ottenere da bere senza pagare, incontra infatti Joe, che si sta rimpinzando di
ottimi cibi (anche lui senza poter saldare il conto). Scoppia una rissa tra Joe e gli scagnozzi di uno yakuza locale e nel vecchio Danpei si accende una scintilla: Joe riesce ad
avere la meglio su tutti i criminali, con un notevole sfoggio di tecnica,
potenza e velocità. Danpei propone al giovane
di provare ad allenarsi con lui per diventare un pugile professionista. La rissa costerà però il carcere a Joe, che verrà inizialmente indottrinato da
Danpei sui principi fondamentali della boxe anche da recluso, attraverso lettere contenenti spiegazioni per i primi movimenti da eseguire.
L’arrivo di Joe ha per il vecchio un vero effetto benefico: oltre a smettere di
bere, decide di dedicarsi alla costruzione di una palestra, dove potrà allenare
il ragazzo, una volta tornato in libertà. Nel periodo di prigionia temporanea a Tokyo, Joe conoscerà Nishi, con il quale
verrà trasferito nel vero e proprio carcere dove dovrà scontare la sua pena.
Inizialmente il carattere irruento e irrazionale del protagonista ostacolerà la suapreparazione sportiva ma dopo aver conosciuto il pugile professionista
Rikiishi, anch’egli rinchiuso nella stessa prigione, questi sembra trovare
nella boxe una via per incanalare tutto il suo disprezzo per la società e le
regole che la costituiscono. La fortissima rivalità che nasce tra i due li
porterà ad incrociare i guantoni sia in carcere che fuori, nello
scontro finale della storia, dove anche il futuro dello stesso quartiere
verrà messo in gioco. Yōko Shiraki, infatti, (la giovane figlia di un industriale,
proprietario del centro sportivo professionale dove si allena Rikiishi) è
intenzionata a radere al suolo l’area suburbana di baracche dove i nostri
protagonisti vivono e si allenano, per farne un moderno centro sportivo.
È nota la difficoltà del cinema giapponese di realizzare in maniera soddisfacenti trasposizioni di manga o anime di successo. Complici,
probabilmente, le molte aspettative che di volta in volta si formano, c'è comunque un’effettiva difficoltà nel rendere originale e convincente una
storia già conosciuta ed apprezzata dal pubblico. Peraltro va tenuto conto dell’articolato
evolversi di queste storie in modo capillare sia nell’arco di numerose puntate
di serie animate che nei tanti albi che possono andare a comporre l’ossatura di
una storia di un fumetto giapponese. Non sempre gli esperimenti sono falliti,
basti citare Ichi the Killer o i due Crows Zero di Miike Takashi, ma quando
la storia e i suoi protagonisti sono vere e proprie "istituzioni" della cultura di massa giapponese, la questione si complica parecchio per chi deve realizzarne un
adattamento. Molti esempi di film poco soddisfacenti per pubblico e critica,
tratti da celebri anime o manga, possono essere citati: Devil
Man di Nasu Hiroyuki, Dororo (del pur ottimo, sino ad allora, Shiota Akihiko) Yatterman
di Miike Takashi (molto fedele alla caratterizzazione dei personaggi, ma
totalmente assente dal punto di vista della sceneggiatura e quindi, da un punto
di vista filmico, assai debole), oltre ai numerosi tentativi espressi con
l’hero-mono Ultraman, al quale nemmeno son bastati promettenti registi (Kaneko
Shusuke) per arrivare ad un risultato sufficiente.
Sori Fumihiko, noto in
precedenza per aver diretto sia un buon anime quale Vexille, che alcuni film
tra cui Ping Pong ed il meno riuscito Ichi (trasposizione al femminile delle
arcinote avventure di Zatoichi, lo spadaccino cieco), si cimenta questa volta nell’arduo
compito di trasporre in pellicola uno degli anime (realizzato da Dezaki Osamu) più
conosciuti ed apprezzati della storia giapponese, tratto a sua volta da un
manga quasi leggendario di Takamori Asao e Chiba Tetsuya. Il risultato finale non
è però, anche in questo caso, pienamente soddisfacente. Sebbene il lavoro di
ricostruzione delle ambientazioni sia certosino e sfiori la perfezione (il budget
a disposizione di Sori era evidentemente cospicuo), la caratterizzazione dei
personaggi ottima ed accurata (quasi ogni personaggio è perfettamente
somigliante alla sua versione cartacea o animata), i gesti, le inquadrature
che ricordano proprio determinate vignette siano fedelissime, c’è qualcosa che
comunque non funziona. Per primo il protagonista Tomohisa Yamashita, seppur
abbigliato in modo perfetto e anche bravo a muoversi proprio come il
protagonista della finzione era solito fare, risulta forse troppo lontano,
esteticamente, ai canoni del ragazzo orfano cresciuto in strada che Joe deve
rappresentare. Il giovane Yamashita, semmai, potrebbe essere accostato
fisicamente più agli stereotipi tipici dei j-pop idol, ruolo che effettivamente
interpreta da più tempo come prima professione.Evidentemente troppo
poco coraggioso si è mostrato chi ha optato per una tale scelta e si è lasciato
allettare, probabilmente, più dalla
speranza di attirare orde di giovani adolescenti al botteghino che dal
risultato finale.
Tomorrow’s Joe, a prima
vista, seduce certamente ma manca di appeal e non provoca empatia. Non ci si emoziona
davvero praticamente mai (sicuramente l’anime aveva regalato momenti molto più
alti). Complice anche un accompagnamento sonoro che, se nella versione del
mondo fatiscente di Dezaki, completava alla perfezione il piano visivo, in
questo caso sembra messa forzatamente solo per puro spirito di emulazione
dell’opera animata. Forse è proprio il voler
ad ogni costo ricalcare gesti, inquadrature, movimenti e musiche di qualcosa
che non è reale a rendere poco credibile il tutto. Una drammatizzazione ancora maggiore,
in alcuni momenti del film, avrebbe forse giovato al risultato finale. In conclusione un ottimo
lavoro di ricostruzione scenografica, una ricerca molto soddisfacente delle
caratterizzazioni dei personaggi, ma un’anima comunicativa abbastanza vuota e
priva di sostanza, come se ci si trovasse di fronte ad una parodia, piuttosto
che a un’opera cinematografica. [Fabio Rainelli]

a me piacque quello diretto da Hasebe Yasuharu (70-71 se non sbaglio), certo non un capolavoro ma un dignitoso omaggio al manga e all'anime.
RispondiEliminaMatteoB
Infatti sarei molto curioso di vederlo, ne ho letto bene. Rimedierò.
RispondiEliminaPer quanto riguarda questo di Sori non si può negare che sia un omaggio dignitoso, ma manca a mio avviso di una personalità più sua, per poter essere considerato un bel film.