Sumagurā: omae no
mirai wo erabe (スマグラーおまえの未来を運べ, Smuggler). Regia: Ishii Katsuhito. Soggetto:
da un manga di Manabe Shōhei. Sceneggiatura:
Ishii Katsuhito, Yamaguchi Masatoshi, Yamamoto Akira. Fotografia: Machida Hiroshi. Scenografia:
Tsuzuki Yūji. Montaggio: Ishii Katsuhito. Interpreti:
Tsumabuki Satoshi (Minuta Ryōsuke), Nagase Masatoshi (Joe), Matsuyuki Yasuko
(l’usuraia), Masanobu Andō (Vertebra), Mitsushima Hikari (Tanuma Chiharu). Produzione: Yamaguchi Masatoshi, Takida
Kazuto, Yamamoto Akira per Grassophal, Django Film. Durata: 115’. Uscita nelle sale giapponesi: 22 ottobre 2011.
Link: Sito ufficiale - Mark Schilling (Japan
Times)
PIA: Commenti: 3,5/5 All'uscita delle sale: 65/100
Punteggio ★★
Con Samehada otoko to momojiri onna
(Shark Skin Man and Peach Hip Girl,
1998) e Cha no aji (The Taste of Tea, 2004), Isii Katsuhito
(1966) si è affermato come uno dei più brillanti cineasti giapponesi
dell’ultima generazione. Smuggler, il
suo ultimo film, ha per protagonista Kinuta, un ventenne che ha rinunciato al
sogno della sua vita, quello di diventare un attore, per condurre una vita ai
limiti della dissipazione, fra pachinko
e scommesse. Indebitatosi con la yakuza, Kinuta è costretto a rivolgersi ad
un’usuraia, che in cambio del denaro prestatogli lo recluta come smuggler, col compito, insieme con altri
due suoi pari, di trasportare qualsiasi cosa gli venga richiesta. Il suo primo
carico è costituito dal cadavere decapitato di un boss yakuza colpevole, di
avere sottratto della droga alla mafia
cinese. Il film mescola toni caricaturali (gli uomini della yakuza, i due
killer Vertebra e Viscere) a momenti di suspense e tensione (la polizia che
ferma i tre smuggler nel corso di uno
dei loro illegali trasporti, la tortura subita dallo stesso Kinuta che, senza
salvataggio all’ultimo minuto, sarebbe destinato ad una morte certa), con un
indubbio senso dello spettacolo, ma anche con un’eccessiva indulgenza a luoghi
comuni ormai triti: dagli esasperati ralenty
nelle scene di combattimento all’immancabile nunchaku di “bruceliana” memoria, dall’avvenente e giovane donna
del boss a Vertebra che evita i proiettili a lui diretti con un’abilità
sovrumana (un po’ come il Neo di Matrix),
dal sadico torturatore che esibisce la propria arte fischiettando (sì
esattamente come in Le iene) al
cattivo che proprio non ne vuole sapere di morire.
Tratto da un manga di Manabe
Shōhei, Smuggler avrebbe forse potuto
trarre maggior partito da un soggetto che conteneva almeno un’efficace idea:
quella di un attore mancato, Kinuta, che si ritrova a dover interpretare nella
realtà la parte di un altro, Vertebra. Peccato però che la cosa non sia affatto
sfruttata, e si risolva nella già citata scena di tortura che, di là dal suo
sadismo, non è certamente destinata a rimanere nella memoria dello spettatore,
né a fare di Kinuta un personaggio degno di una qualche attenzione.
Smuggler ribadisce ancora una volta come il cinema giapponese
contemporaneo sia manga-dipendente, fatto che se in alcuni casi gli ha dato una
certa forza espressiva (alcune soluzioni visive dei film di Kitano non
sarebbero probabilmente esistite senza i manga), dall’altro gli ha imposto
stilemi che nel loro continuo riproporsi non sono ormai altro che logori luoghi comuni. [DarioTomasi, Pusan Film Festival 2011]
Sottoscrivo le riflessioni su cinema e tavole. Peraltro, guarda caso, giusto oggi ho analizzato un'altra pellicola tratta da un manga.
RispondiEliminaPersonalmente ho riscontrato il fatto che non riescono a tradurre il linguaggio delle illustrazioni in quello filmico, creando stonature su cui proprio non si può passare sopra.
E' vero. Nei prossimi giorni metto su la recensione di una altro film tratto da un manga famoso (Ashita no Joe) e anche lì il problema si ripropone.
RispondiEliminaHo come la sensazione che molto spesso credano sia sufficiente creare un vulcano di colori in contrastante armonia tra loro per riuscire a trasmettere l'atmosfera del manga, fallendo poi miseramente.
RispondiEliminaNon ho letto il manga, però per esempio ho trovato Crows Zero di Miike un ottimo prodotto che riesce a rendere l'idea di un manga anche attraverso ottime soluzioni di montaggio.
Attendo di vederlo Smuggler da un po', come dice chi ha scritto Ishii è un regista brillante, spero che questo passo falso non lo spinga a restare caduto a terra e quindi che si rialzi successivamente..