Tra pochi giorni avrà inizio la 62esima edizione
della Berlinale, che quest’anno si terrà dal 9 al 19 febbraio. Diversi i film
giapponesi presenti alla rassegna.
Sezione
Forum
Friends
After 3.11 di Iwai Shunji
A seguito di quanto accaduto lo scorso marzo a
Fukushima, molti registi hanno interrotto o posticipato i progetti che stavano
seguendo per accorrere e filmare i luoghi del disastro. Anche Iwai Shunji,
originario di Sendai, nella prefettura di Miyagi, direttamente coinvolta dagli
eventi, ne ha sentito la necessità. Il suo film peraltro, si pone con un
approccio particolare: il regista riporta le lunghe discussioni avute con le
persone divenute per lui importanti dopo l’11 marzo 2011, su temi come scienza,
politica, interessi personali e altruismo, denaro, responsabilità e rinuncia
all’energia nucleare. Uno sguardo ampio per tentare di rispondere a domande
basilari, sul Giappone contemporaneo, sui cambiamenti del Paese a seguito della
drammatica esperienza delle persone, sulle possibilità di un generale
ripensamento circa il percorso da intraprendere nel futuro.
Kazoku no kuni (Our Homeland) di Yang Yong-Hi
Nei precedenti documentari Dear Pyongyang e Sona, the other myself, Yang Yong-Hi raccontava la propria storia personale e dei tre
fratelli che avevano lasciato la famiglia per andare a Pyongyang. In questo nuovo film affronta il periodo, tra
la fine degli anni ‘50 e i ‘70, in cui più di 90.000 coreani residenti in
Giappone emigrarono in Nord Corea in cerca di giustizia e sperando nella fine
delle discriminazioni. La vicenda si concentra su di un fratello e una sorella,
Sonho e Rie, lui con un approccio remissivo, lei più disponibile alle opportunità
offerte dalla vita, anche a costo di doversi ribellare alla propria famiglia.
Il personaggio sembra accennare all’esperienza della regista, a cui è vietato
al momento il rientro in Corea del Nord, il Paese al quale, per sua stessa
ammissione, si sente profondamente legata.
Mujin chitai (No Man’s Zone) di Fujiwara Toshifumi
Un
uomo si addentra nella no man’s zone
di 20 km attorno alla centrale di Fukushima, in un paesaggio idilliaco, i
ciliegi in fiore, incontra le persone che ancora vivono lì e anche strani
“fantasmi” in tute bianche. Le radiazioni sono il nemico invisibile. Fujiwara
Toshifumi propone nel suo documentario immagini molto distanti da quelle di
distruzione, proposte dai telegiornali giapponesi. Una voce accompagna le
peregrinazioni del regista ed è quella dell’attrice Arsinéè Khanjian,
realizzando una cornice filosofica alle immagini stesse. No Man’s Zone è una riflessione profonda sulle relazioni tra
immagini e paure, sul difficile rapporto dell’uomo con la natura.
Nuclear Nation di Funahashi Atsushi
Terzo
film sul disastro nucleare di Fukushima, Nuclear
Nation, che verrà presentato per la prima volta a Berlino, racconta la
storia di un uomo, sindaco di una città travolta dal disastro, che cerca
disperatamente di mantenere unita la propria comunità, ospitata in un sobborgo
di Tokyo. Sarà costretto, lui che un tempo era un entusiasta sostenitore
dell’energia nucleare, ad affrontare l’esperienza dalla parte delle vittime,
alle cui drammatiche richieste spesso viene risposto con insulse banalità o
scuse insostenibili.
Il
regista ha dichiarato di aspirare a proporre, con i suoi film, un linguaggio
“visuale” universale delle emozioni umane, che metta in evidenza non tanto ciò
che differenzia le persone, bensì ciò che le unisce.
Koi
ni itaru yamai (The end of puberty) di
Kimura Shoko
Film
d’esordio, The end of puberty
racconta una vicenda ambientata nel mondo delle studentesse giapponesi, ne
tratteggia desideri e ossessioni, come quella di Tsubara per il proprio
insegnante di biologia Madoka. I due finiranno per avere una relazione fisica,
che tenteranno di nascondere, ma che verrà scoperta da due compagni di Tsubara,
uno dei quali segretamente innamorato di lei… Torbido, intrigante, ma anche,
allo stesso tempo, sorprendentemente serio.
Nella
Sezione Forum anche tre film di Kawashima Yuzo (1918-1963), entrato negli
Shochiku studios nel 1938, assistente alla regia di Shibuya Minoru e Kinoshita
Keisuke, prima di iniziare una propria personale prolifica carriera:
Kino
to ashita no aida (Between Yesterday and Tomorrow), 1954
Suzaki
Paradaisu Akashingo (Suzaki Paradise: Red Light), 1956
Bakumatsu
Taiyoden (The Sun in the Last Days of the Shogunate),
1957
Sezione Panorama
Renta neko (Rent
a cat) di Ogigami
Naoko
Sayoko (interpretata da Ichikawa Mikako) ogni giorno
parte con il suo carretto verso le rive del fiume e mette in affitto i suoi
gatti, proponendoli come soluzione alla solitudine. Sembra una buona idea per
diverse persone, per un’anziana signora, ad esempio, che ha paura di non avere
più l’età per poterne acquistare uno… per un padre avanti con gli anni, per un
impiegato di una ditta che vende auto, che si sente molto solo… Anche Sayoko è vittima della solitudine, dalla morte
della nonna vive in una casa in mezzo ai suoi animali, il cui miagolio la
“protegge” dalle intemperanze verbali dei vicini. Finchè un giorno un uomo
riemerge dal suo passato e la vita di Sayoko sembra essere ad una svolta. Il
nuovo film della regista di Toilet,
presentato al Festival di Roma 2010.
Sezione Generation
KPlus
Kikoeteru, furi wo sita dake (Just Pretended to Hear) di Imaizumi Kaori
La storia è quella di Sachi, una ragazzina
introversa che ha perso la madre, mancata improvvisamente. Rimasta sola con il
padre, per la ragazza l’unico sollievo è dato da una collana alla quale è
attaccato un anello che apparteneva alla madre, e che Sachi ritiene rappresenti
la madre stessa, sempre vicina a lei a proteggerla.
Un giorno a lezione viene negata l’esistenza di un
mondo oltre la morte e Sachi si sente improvvisamente vulnerabile, esposta ad
un vuoto insostenibile.
Il regista affronta con sensibilità lo scontro tra
le credenze dell’infanzia e le razionali ragioni dell’età adulta.
Tra i cortometraggi:
Sezione Berlinale Shorts Competition
Gurento
Rabitto (The Great Rabbit) di Wada Atsushi
Uzushio
(Uzushio – Whirling Current) di Kawamoto Naoko
LI.LI.TA.AL. di Izuhara Akihito
Sezione Generation 14Plus Short Films: 663114 di Hirabayashi Isamu
[Claudia Bertolè]
sembra interessante, un po' troppo focalizzato sul disastro del 3/11 ma era inevitabile ( e forse giusto). Spero che il film di Iwai Shunji sia meglio della facile critica superficiale che ha portato avanti dopo lo tsunami sui social network....
RispondiEliminae Ishii Gakuryū(Sōgo)? non vuole dare il suo ultimo film ai festival?
matteoB